Abbiamo fatto una bellissima degustazione di tutte la annate finora prodotte del nostro Atis, il Bolgheri Superiore. In linguaggio tecnico una degustazione così viene chiamata “verticale” ma di ginnastica ce n’è stata ben poca, se non la stappatura di tutte le bottiglie. Le annate degustate sono state: 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2011. Il 2010, come vedete, non è stato prodotto, annata giudicata troppo “debole” per la riserva dell’azienda. Stessa sorte capiterà al 2014.
Questo vino ha visto la nascita col nome di Guado al Melo Bolgheri Superiore. Con l’annata 2009 è diventato Atis, dal nome del leggendario re della Lidia, nipote di Zeus, da cui un mito fa discendere la civiltà etrusca. L’etichetta è rimasta però la stessa, a parte il cambio di nome, piccola con fondo nero e profili argentati. Il disegno ha una doppia valenza: è una vite maritata etrusca (il richiamo a questa civiltà c’è un po’ in quasi tutte le nostre etichette e nomi dei vini, omaggio al popolo che fu il primo a coltivare la vite in Italia e proprio sulle nostre terre!!). Ha per noi anche un significato allusivo: è una vite che abbraccia un albero, che potrebbe essere un melo, il nostro Melo di Guado al Melo.
E’ la riserva dell’azienda, cioè esprime il meglio dei nostri vigneti, da fa da padrone incontrastato il Cabernet sauvignon (80%), giusto un poco di Merlot e Cabernet franc (10%-10%). C’è quindi dietro un notevole lavoro di selezione, prima di tutto in vigna, nell’individuare le particelle che danno l’eccellenza. Ci sono poi rese di produzione più contenute della tipologia Bolgheri Rosso e una forte selezione sulle uve. E’ invecchiato in barriques non nuove per circa 2 anni, di cui i primi 6-8 mesi sui lieviti, con batonages settimanali. Seguono almeno 12 mesi di affinamento in bottiglia. La scelta delle barriques non nuove, attuata fin dall’annata 2003, cioè dalle origini, sta nel nostro intento di fare vini che siano grandi rossi di territorio, dove il legno è perfettamente integrato.
Dopo tanti preamboli, veniamo alla descrizione dei vini. Tutte le annate hanno dato grandi risposte, ovviamente diverse (in quanto i nostri vini non sono omologati in cantina per essere tutti gli anni uguali), ma sono tutti vini vivi, assolutamente emozionanti. Tutte le annate sono accumunate da una bella tonalità di rosso rubino, a volte più intensa e a volte un poco meno. Torna spesso anche un certo profumo balsamico che da anni identifichiamo come l’impronta del nostro terroir.
Il 2003 è la prima annata prodotta. Fu un anno molto caldo e siccitoso (il più caldo finora). E’ l’anno che infine ci ha stupito più di tutti. La colorazione è un po’ scarica ma sempre su tonalità vive. Al naso si sentono note dolci come di miele, un sentore balsamico, albicocca secca, prugna e (dopo un po’ dall’apertura) intense note di curry. In bocca colpisce l’acidità ancora buona, mentre il tannino è un poco evanescente. Ci ha veramente sorpreso in positivo.
Il 2004 invece è stata una annata climaticamente perfetta, con le viti però ancora un po’ provate dal difficile anno precedente. Il vino ha un colore più carico del precedente, il naso è più complesso con sentori di frutta matura, goudron, inchiostro e tabacco. Il tannino è più ricco del 2013 e l’acidità ancora viva. Un vino veramente molto interessante.
Il 2005 è invece stata un’annata media: in generale abbastanza calda ma con la vendemmia un po’ bagnata. La tonalità del colore, unica fra tutte le annate, è quella che ha riflessi leggermente mattonati. E’ stato definito da Michele “molto francese”: al naso è un po’ ridotto, col classico odore da “pollaio”, note di fieno, di affumicato e di tabacco. In bocca è largo, più morbido dei precedenti, con un’acidità ben bilanciata e un tannino vivace. Adatto a chi ama i vini molto eleganti.
Il 2006 è invece un grande vino di una grande annata, il consenso è stato unanime. Il colore è intenso e scuro. Al naso prevalgono note di marasca e di coriandolo, con punte di curcuma (uno speziato dolce). Ha un grande corpo, molto equilibrato, tannino ben integrato e finale incredibilmente lungo. Ha quel giusto compromesso fra ricchezza ed eleganza che amo tantissimo.
Il 2007 è un’altra annata interessante solo un poco più fresca del 2006. Il colore è sempre intenso ma il naso all’inizio era molto chiuso. Abbiamo dovuto aspettare diversi minuti prima che iniziasse ad aprirsi. Dopo un po’ ci ha finalmente appagati con profumi di mora, mirtillo, un poco di peperone. La bocca ricalca alla grande le caratteristiche del 2006. Un grande vino, comunque.
Il 2008, annata parecchio fresca, è infatti il più sottile in bocca, molto elegante. Al naso predominano note soprattutto balsamiche, di pepe verde e un poco erbacee.
Il 2009 è invece stata un’annata calda ma abbastanza equilibrata. Il colore è un bel rosso rubino. Anche questo è un po’ chiuso ma appena si è aperto ci ha gratificato con profumi di ribes nero e goudron. In bocca è notevole, molto equilibrato e con tannino vivace.
Col 2011 torna una grande annata, ha solo un tannino ancora un po’ giovane ma non disturba (a meno che non si sia abituati a bere solo vini super-morbidosi): ci rivela solo una grandissima potenzialità di invecchiamento e margini di ulteriore miglioramento. Al naso si sente una nota fruttata con lievi accenni vegetali di non facile identificazione. Dopo tanta concentrazione e voli di fantasia, abbiamo concordato sull’uva spina rossa, la guava e il tamarindo. La parte speziata è più delicata e si sente soprattutto il pepe bianco. Dopo qualche minuto nel bicchiere si iniziano a sentire note di tabacco. In bocca è ricco ed elegante allo stesso tempo e ben lungo.