Possiamo dire in generale che per noi la 2024 è stata un’ottima annata per il vino. Ora possiamo farne un esame più completo, visto che i vini sono stati ormai tutti svinati e messi nelle botti per il periodo di affinamento (i rossi). I bianchi invece stanno continuando la loro permanenza sui lieviti nelle vasche di acciaio.
Questo pensiero ci ha consolati dal drammatico incidente che invece è avvenuto nelle nostre vigne il 23 settembre. Molti di voi già conosceranno l’accaduto dai nostri social. Per chi fosse all’oscuro, ricordo che il 23 settembre c’è stato un pomeriggio di pioggia molto intensa, anzi direi torrenziale. In poche ore sono caduti oltre 200 mm (ne cadono poco più di 600 in tutto l’anno nel nostro territorio). Il torrente vicino ha tracimato e i detriti hanno invaso alcune particelle di vigna.
Torniamo invece alla vendemmia appena conclusa, che è l’argomento di questo articolo. Come detto, l’annata 2024 è stata molto buona, se non ottima, con le caratteristiche tipiche delle annate non troppo calde del nostro territorio. Sono annate particolari, che affiancano alla solita complessità una maggiore leggiadria, grazie a gradi alcolici meno intensi, per cui aumentano ancora di più la loro eleganza e scorrevolezza.
L’inverno è stato regolare, a parte qualche giornata di freddo insolito per la costa toscana. La primavera è iniziata con un periodo caldo, ma poi è proseguita più fresca e piovosa della norma. Questo tempo un po’ anomalo è durato fino quasi alla fine di giugno, ma senza eventi troppo intensi.
Quali sono state le conseguenze? Da un punto di vista tecnico abbiamo dovuto lavorare per evitare lo sviluppo della peronospora, una malattia della vigna che capita raramente nel nostro territorio, per via del nostro clima mediterraneo. L’abbiamo tuttavia gestito senza troppi problemi, grazie alla grande esperienza di Michele e ai nostri sistemi sostenibili della viticoltura integrata.
Il secondo aspetto, il più interessante, è che la pioggia primaverile ha dato un grande contributo alla qualità e alle caratteristiche dell’annata. Ha fornito un’ottimale disponibilità di acqua per le viti, per affrontare la nostra estate mediterranea. A fine giugno è iniziata infatti la solita stagione calda, secca e ventosa, con intensa luminosità, che caratterizza la nostra costa nei mesi estivi. Non è stato un caldo troppo opprimente, a parte qualche punta intensa nel mese di agosto. Le viti hanno tuttavia mostrato un grande rigoglio e molta spinta, grazie appunto alla ricchezza di acqua delle falde sotterranee. Il bel tempo è poi proseguito a settembre, intervallato ogni tanto da singole precipitazioni. L’aspetto positivo del nostro territorio è che le piogge di questo periodo sono sempre seguite da giornate di sole e di vento che asciugano ed evitano il permanere dell’umidità, così dannosa per i grappoli.
Abbiamo iniziato la raccolta nel solito periodo degli ultimi anni, il 9 settembre, con alcune particelle di Syrah del Campo Ferro. Il 10 e l’11 abbiamo raccolto il Vermentino, mentre il 13 settembre il Campo Bianco del Criseo. Dopo di che siamo entrati a pieno ritmo nella successione di raccolta delle diverse varietà rosse: Syrah, Sangiovese, le particelle del Campo Giardino del Jassarte, …, il Rebo, il Cabernet franc e sauvignon.
Il 23 settembre c’è stato l’episodio dell’esondazione del torrente. Parlo di episodio perché già il giorno dopo il cielo era terso e luminoso. L’acqua era tutta sparita, assorbita dai suoli (che sono molto drenanti) o riversata in mare. Le particelle colpite erano fortunatamente già state quasi tutte raccolte. Solo alcune parti del Campo Grande avevano l’uva ancora in pianta. Si trattava di una parte del nostro Cabernet sauvignon (che per noi è la varietà più tardiva), che abbiamo dovuto abbandonare. Il bel tempo successivo ci ha consentito di finire in pochi giorni la raccolta nelle ultime vigne con questa varietà, quelle non colpite dall’alluvione. Abbiamo così concluso i primi giorni di ottobre.
L’andamento stagionale di quest’anno (come già l’anno scorso) potrebbe essere visto in contro-tendenza rispetto al cambio climatico in corso. Infatti, la più grande preoccupazione per i territori come il nostro, del centro e del sud Italia, è che le annate siano sempre più siccitose e con un caldo sempre più estremo. In effetti le temperature medie annuali sono un po’ aumentate ma negli ultimi due anni le precipitazioni sono invece cresciute, soprattutto in primavera. Il problema è che queste piogge non diventino disastrose, come il caso del 23 settembre. I temporali da noi possono essere più pericolosi in autunno, per via del calore accumulato dal mare che fomenta i fenomeni estremi. Anche questi eventi sono una conseguenza dell’alterazione del clima di questi decenni. Tuttavia per ora si è trattato di un singolo caso. L’ultima volta che qui è piovuto così tanto, senza però conseguenze così importanti, è stato nel 1983.
In generale, possiamo dire senza dubbi che la 2024 è stata a Bolgheri un’annata con buona disponibilità di acqua per le viti. Non è stata però umida e dannosa per la vigna come la 2014 o la 2002. Le viti hanno semplicemente avuto un rigoglio ottimale, con ottime rese di produzione, anche un po’ più alte delle annate precedenti. A settembre ci sono stati pochissimi problemi fitosanitari sui grappoli, grazie al clima ventoso e al sole luminoso. Le uve raccolte erano sane, molto profumate, con un grado zuccherino non eccessivo. I vini 2024 saranno quindi caratterizzati da gradi alcolici un po’ più contenuti degli ultimi anni, a favore della finezza e della piacevolezza.